Francesco Loria, un caccurese caduto sul lavoro
di Giuseppe Marino
Francesco Loria, uno dei più giovani minatori periti nella sciagura mineraria di Monongah del 6 dicembre del 1907, era nato a Caccuri, da Saverio e da Caterina Marino, il 23 febbraio del 1886 (Atto n. 11 del 1886 – Comune di Caccuri), nella casa di via Mergoli. Il padre era figlio di Domenico Loria e di Annunziata Militerno, mentre la madre era nata dal matrimonio tra Vincenzo Marino e Maria Cosenza.
Saverio Loria e Caterina Marino si erano sposati nel 1879 (atto di matrimonio n. 10 del 1879) e dalla loro unione, il 22 febbraio del 1881, nacque il primo figlio, Antonio, che diventerà poi falegname e sposerà, nel 1906 (atto di matrimonio n. 3 del 15-3-1906) Luisa Chiodo, figlia di Francesco Chiodo e Maria Ruggiero.
Il 6 gennaio del 1884, nacque la prima sorella di Francesco, Maria e, il 24 gennaio del 1885, il secondo fratello, Pasquale. Il 7 agosto del 1888 nacque un altro dei fratelli, Gaetano Giovanni e, il 2 maggio del 1891, l’ultimogenito, Giuseppe Mario. Francesco era dunque il quarto dei figli. Visse l'infanzia a Caccuri tra gli stenti che dovevano sopportare, a quei tempi, i ragazzi figli di poveri contadini. All’età di quattro mesi, il 15 giugno del 1886, ricevette, come tutti i bambini del suo tempo, il battesimo nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie, come risulta dai registri parrocchiali (Reg. battesimo Vol. 1°. Pag, 52, num. 29/1886), poi rimase nel paese natio fino all’età di 19 anni, quando partì alla volta di Napoli per imbarcarsi, il 16 settembre del 1905, insieme al cugino Pasquale (nato a Caccuri il 7 febbraio 1885 da Francesco e da Isabella Quintieri) a Salvatore Loria, nato a San Giovanni in Fiore da Gianbattista Loria e da Lucrezia Perri e al figlio di quest’ultimo, Gianbattista, di soli 13 anni.
I quattro si imbarcarono sul piroscafo Madonna diretto a New York dove sbarcarono il giorno 29 dello stesso mese. Dopo i lunghi ed estenuanti controlli nel ghetto di Ellis Island e le visite mediche, ripartì con destinazione Fairmont, una cittadina mineraria del West Virginia dove risiedevano tanti paesani, compreso un cugino, Domenico Loria (Duminicu 'e Sabbella), fratello di Pasquale (compagno di viaggio di Pasquale e anch’egli figlio dello zio Francesco e di Isabella Quintieri) che abitava al n. 124 di Water Street. Qualche tempo dopo trovò lavoro presso la Fairmont Coal Company, una compagnia mineraria che gestiva la miniera di carbone di Monongah, una località a pochi chilometri da Fairmont.
Nella miniera della morte il giovane Francesco lavorò per qualche tempo, fino alla giornata maledetta del 6 dicembre, quando, alle 10,20 del mattino, alcune esplosioni seppellirono, nelle gallerie n. 6 e n. 8, ben 956 lavoratori, 500 dei quali italiani, anche se le cifre ufficiali parlano di 362 minatori dei quali 171 italiani. Quel giorno, secondo i documenti ufficiali, scesero in miniera 478 minatori, più 100 addetti alle attività accessorie, ma questo è quanto risulta dalle firme apposte sul registro di ingresso. In realtà a scendere nelle gallerie furono, probabilmente, molte più persone, compresi anche molti bambini che non firmarono nessun registro. In quel cantiere, infatti, vigeva il cosiddetto building system, del cattivo compagno. Ogni minatore, infatti, poteva portarsi dietro un amico, un parente che lo poteva aiutare senza doverlo comunicare alla compagnia. In questo modo, più carbone estraeva, più riceveva buoni acquisto da spendere nei negozi della stessa compagnia.
Francesco trovò la morte nella galleria n. 8. La sua salma fu riportata in superficie dalle squadre di soccorso e tumulata nel cimitero di Monte Calvario, appositamente realizzato a poche decine di metri dai cantieri della Fairmont Coal Company. Ancora oggi una piccola lapide ricorda il sacrificio dell’umile giovane minatore caccurese emigrato per sfuggire alla miseria e agli stenti patiti nella natia Caccuri e perito tragicamente nell’inferno di Monongah.